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      Non facilmente s'era piegato l'eroe. Aveva data in giro un'occhiata leonina; aveva abbassate le ciglia, forse mormorando quel maraviglioso "avete ragione" in cui soleva sfolgorare la sua bella modestia, chiudendo molte discussioni e mostrando il lavoro interiore che si faceva rapidamente nel suo nobile spirito; poi aveva dato ancora uno sguardo lungo e profondo in quella penombra della strada contornata di siepi, onde balenavano i lampi della moschetteria contro lui invulnerabile. Nè, ritiratosi lentamente di là, avrebbe voluto cedere il campo. Non erano ancora di là da Mentana, sulla strada di Tivoli, i tre battaglioni mandati la sera innanzi ad occupare Sant'Angelo? Perchè non si erano mossi? perchè non erano accorsi al cannone? e perchè, finalmente, non avrebbero potuto attaccare nella notte, aiutando così a ripigliar l'offensiva?
      Un giovane e bravo ufficiale, il capitano Giacomo Vivaldi Pasqua, si offerse all'incarico di andarli ad avvertire. Aveva il miglior cavallo del piccolo esercito; per una via laterale nei campi, se ancora non c'erano dilagati i nemici, poteva giungere in mezz'ora a Sant'Angelo. Detto fatto, mise il cavallo a galoppo dietro la cascina Villerma: fortunato, passò sulla destra del nemico, salutato dalle fucilate innocue d'una compagnia che il suo passaggio aveva sorpresa: era giunto dal comandante dei tre battaglioni, sì, ma trovando che quelle forze erano state divise, accantonate per compagnie nei casolari sparsi, non pure di Sant'Angelo, ma di Monticelli, e perfino di Palombara.


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Con Garibaldi alle porte di Roma
1867 - Ricordi e note
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1895 pagine 159

   





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