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      A questi patti, ne avete altrettanto voi. Ecco un bel sorriso di cielo! e questo gran verde, che pare una conca di smeraldo!...
      - Prato del diavolo! - rispose Biagio.
      - Che cosa avete detto?
      - Che siamo al prato del Diavolo. Incomincia proprio qua, sotto la casa degli Arimanni, e finisce laggiù dalla chiesa di San Donato; di là, verso ponente, va fino al piede della collina; di qua, verso levante, fino alla riva del fiume.
      - Ma sapete, Biagio, che voi parlate come un notaio?
      - Eh, non dubiti! La vocazione c'era. Ed anzi, mio padre mi aveva fatto studiare per questo. Ma poi la passione per....
      - Per la Nina! - interruppi io.
      - Andiamo! - rispose Biagio. - Non me la faccia così vecchia, questa povera cavalla! Ha cinque anni, sa? ed io sto a cassetta da dieci. Volevo dire la passione per quella donna che abita in casa mia.
      - Che circonlocuzioni! Non son più da notaio. Dite vostra moglie; dite la vostra padrona.
      - Eh, lei mi capisce egualmente. Così, è avvenuto che io son rimasto appiccicato a quest'angolo di mondo, a questo pezzo d'Italia, come lo chiama lei, e di studi notarili non si è parlato più mai. Faccio il cocchiere, ho hop!
      - Non ve ne lagnerete, io spero. Si vive per qualche amore, di persona, o di cosa; il resto non val nulla, neanche il notariato. Ma voi mi dicevate poc'anzi del prato del Diavolo. Che storia è questa?
      - Oh, una storia bellissima, che mi han raccontata tante volte i miei vecchi.
      - E antica, probabilmente, - osservai. - Dove c'entra quel personaggio lì, bisogna sempre risalire qualche secolo indietro.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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