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      Si sentiva leggero; la disposizione a far due salti ce l'aveva anche lui. Si accostava dunque, e la musica....
      - Biagio, mi raccomando! Abbiamo rasentato col mozzo della ruota un altro piuolo.
      - Scusi! ma poichè vuol ribaltare....
      - Non ora, perbacco! ora vorrei giungere incolume alla Bàissa. Ma continuate, vi prego; la musica....
      - E la musica s'accostava: anche quella si sentiva più distintamente di prima. A un certo punto, passata l'ombra d'un grand'albero di noce, il messo comunale vide anche la fiaccolata. Ma era certe fiaccole.... certe fiaccole, che non lo rallegrarono punto, coś rossa e coś fissa ne era la fiamma! E dentro a quella luce rossastra vide un gran cerchio di brutte facce; e in mezzo al cerchio due che ballavano la monferrina. Uno era il diavolo in persona, che teneva una gran falce, con un manico smisurato. L'altra figura era di donna, che pareva vestita di bianco, ma forse era solamente in camicia, e che aveva i capegli sparsi, ondeggianti sulle spalle. Allora il povero messo comunale si ricorḍ, caṕ dove fosse venuto a battere, nelle nozze del diavolo.
      - E dite, quant'anni sono, che il messo comunale ha veduta la scena?
      - Che so io? una ventina, e forse più.
      - Benissimo! Lo sposo felice pụ dunque esser già babbo d'un volontario d'un anno. Me ne consolo davvero
      - Lei ride! - disse Biagio. - Ma non rise allora il povero messo comunale. Si fece in fretta il segno della croce, e tutto ad un tratto vide sparire ogni cosa. Fiaccole, musica, ballerini, si dileguarono prontamente, e rimase il prato, netto come la palma della mano.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





Bàissa Biagio