Pagina (11/213)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma, lo ripeto, qui non c'è una storia che meriti l'alto intervento di un essere soprannaturale; e se Biagio crede che io possa servirmi della sua leggenda per tesserne un racconto ai popoli universi, io gli dirò qui ancora, come gli dico spesso, quando fa correre troppo la sua Nina: "adagio, Biagio!"
      Ma dopo aver pensato queste cose, ne pensavo delle altre.
      - Qui sotto, dicevo a me stesso, c'è il morto, e bisogna scavare. Biagio mi dice il nome del falciatore misterioso. È il diavolo, sicuramente, poichè fa in un'ora il lavoro di quattro uomini e di quattro giornate per uomo; è il diavolo, perchè gli cresce a mano a mano la falce nel pugno, e s'allunga, condotta a cerchio, verso tutti i punti della vasta circonferenza del prato. Ma qualche volta Biagio me lo chiama anche Marabotto. Che significa questo nome? Oggi è un casato; ma fu in altri tempi un nome proprio; ho letto carte antiche, documenti notarili intorno al Mille, dove questo nome di Marabotto appare in compagnia di tant'altri. Or dunque, diciamo pure che questa maravigliosa leggenda di Biagio potrebb'essere molto più vecchia ch'egli stesso non pensi, quando m'accenna alla tradizione orale de' suoi vecchi. E poi, quella donna bianca, dai capegli sparsi sugli òmeri, che mena la ridda col diavolo, nella notte fantastica, che cosa significa? Perchè si parla delle nozze del diavolo? Perchè a queste nozze ha assistito il messo comunale, e vi s'accenna come a cosa risaputa da tutti, mentre la leggenda di Biagio non ne fa più menzione?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





Biagio Nina Biagio Biagio Marabotto Mille Marabotto Biagio Biagio Biagio