Pagina (30/213)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ed anche Getruda stava a sentire con piacere i racconti di Marbaudo; gli rendeva giustizia, anteponendolo facilmente a tutti i giovani suoi pari; e lā, in quella mezza luce della stalla, mentre egli narrava, non era troppo lontana dal credere che fosse anch'egli, come gli eroi delle sue favole, un figlio di conte, o d'imperatore, travestito da montanaro, e venuto a nascondersi in mezzo a quel popolo di contadini, per grande amore d'una bianca e bionda fanciulla, la cui bellezza gli sembrasse degna di ascendere ad un trono.
      Aggiungete che era sempre molto lieta di poter ricordare che Marbaudo, abitando agli Arimanni, cioč lontano assai dalla casa di Dodone, doveva fare una gran corsa per venire lassų, e un'altra, egualmente lunga, ma assai pių difficile, per ritornarsene agli Arimanni. Per solito, nelle grandi stalle del vecchio Dudone, la veglia finiva a mezzanotte. E allora l'animoso Marbaudo si congedava come tutti gli altri. Ma quelli abitavano nei pressi; e in pochi minuti, per sentieri battuti e conosciuti, si riducevano alle case loro; laddove Marbaudo, avviandosi allo scarso lume delle stelle, quando pure si vedevano stelle, doveva ritrovare per declivii di colline, per forre e burroni, un mutevole sentiero sulla neve vecchia, o indovinarne un altro sulla nuova, col pericolo continuo di sdrucciolare in qualche fossato, o di abbattersi nel lupo; cattivo incontro, in quelle ore; e pessimo, poi, se era un lupo mannaro.
      - Marbott č un grande diavolo, - si diceva; egli non ha paura nč dei lupi creati da Domineddio, nč dei lupi mannāri, sotto la cui pelle vanno in volta le streghe.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





Getruda Marbaudo Marbaudo Arimanni Dodone Arimanni Dudone Marbaudo Marbaudo Domineddio