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      Per intanto, ella non rispose parola. Parve turbata, come da una domanda improvvisa, che troppo significhi dell'animo di chi la fa, e troppo voglia sapere dell'animo di chi l'ascolta. E turbata com'era, o come voleva parere, si lasciò cadere il fuso, che stava appunto allora girando tra le dita. Marbaudo si era affrettato a raccogliere il fuso, e lo aveva pôrto alla fanciulla; e la sua mano si era incontrata, per quell'atto, con la mano di lei. Il sangue gli aveva dato un tuffo nel cuore; nè più osando dimandare, si contentò della tacita risposta che Getruda avea dato, lasciando cadere il fuso, e permettendo che Marbaudo lo raccogliesse da terra.
      Tutti i paesi e tutti i ceti sociali, si sa, hanno le loro consuetudini. Se fossero stati in oriente, per contentare Marbaudo ci sarebbe voluto che la donna de' suoi pensieri lasciasse cadere un tulipano; perchè sembra che laggiù le donne abbiano sempre un tulipano lì pronto, per lasciarselo sfuggire dalle dita. Sulla Burmia, al tempo delle rocche e dei fusi (il tempo che Berta filava, ahimè!), Marbaudo poteva contentarsi di un dolce turbamento, che faceva cadere un fuso dalle mani di una bella filatrice.
      Il giovanotto si era allontanato, dopo aver messo in un sospiro il resto della sua dichiarazione. E la fanciulla era rimasta immobile al suo posto, seguendo lui che partiva, con un'occhiata lunga lunga: una di quelle occhiate che il moto delle labbra non accompagna, e che perciò dicono così poco; se pure non dicono per l'appunto che non si vuole dir nulla.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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