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      Se Getruda fosse stata una bella regina, scambio d'essere una bella figliuola di lavoratori dei campi, meno male; avrebbe anche potuto essere capricciosa nella scelta, e ragionare a un dipresso così:
      Ecco un bello e forte uomo, che nelle sue rozze vesti ha un'aria di principe; vediamo se fosse possibile d'ingentilire questo iddio boschereccio, mettendogli sul capo un elmo di milite, perchè la gloria lo educhi a grandezza, o nelle mani un'anfora d'argento, perchè serva come coppiere alla nostra mensa regale. Se vince la prova, lo innalzerò; diventerà un sostegno, un ornamento della mia corte, ed io potrò dirgli un giorno: - Bel cavaliere, tutto ciò è avvenuto per grande amore che m'aveva preso di voi.
      Ma ella non era una regina; era una povera ragazza del contado: e per un uomo, se sapeva sceglierlo, doveva innalzarsi ella stessa. Ora, i pregi di Marbaudo erano molti; ma uno glie ne mancava, che sarebbe bastato per tutti; egli non era della schiatta dei signori, nè sulla via di diventare un nobile uomo, di usurpare ancor egli, o con l'audacia o con l'arte, o col valor suo, o col favore dei grandi, la sua parte di mondo.
      Si sarebbe egli almeno contentato di servire all'ambizione di Getruda? Avrebbe accettato presso di lei l'ufizio di Landerico?
      No davvero, Getruda lo indovinava benissimo; egli sarebbe stato un amante molesto, un geloso feroce. L'avrebbe adorata: gran mercè! Tanti altri l'avrebbero adorata egualmente.
      E quel geloso, non dandole che l'amor suo, l'avrebbe sottratta ad ogni sguardo, costringendola al modesto ufizio di far progenie di aldioni.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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