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      Molti erano i nomi dei luoghi; e taluni di essi ebbero fortuna, perchč vi crebbe l'abitato, fino a diventare un ceppo di case, e il ceppo di case un piccolo borgo di montagna; altri non rimasero ricordati che sulle carte del tempo, nei diplomi imperiali, negli atti notarili delle curie episcopali, e gran fatica si dura dagli eruditi moderni per identificare nei punti conosciuti di presente quei nomi antichissimi di corti e di ville, nomi anche spesso errati, nella trascrizione di un cancelliere Eriberto, o d'un Pietro di Cuma, i quali "rogavano" i loro atti a Roma "feliciter" sė, per la loro salute, ma non egualmente per la esattezza ortografica dei nomi di tanti luoghi lontani, ad essi riferiti nella forma vernacola, e da essi tradotti in un capriccioso latino.
      Ma non ci perdiamo in inezie: ritorniamo a Marbaudo, che aveva capita la ragione delle troppo frequenti gite di Rainerio alla casa di Dodone.
      Un rivale s'indovina d'istinto, si conosce al fiuto, come da certi cani il tartufo. Che se il mio paragone vi paresse volgare, pensate che esso č tutto a danno del tartufo, ottimo fra i tuberi, e in molte guise mangiabile. Il tartufo ha soave fragranza, mentre che il rivale ha mal odore; quello si manda gių facilmente, affettato; questo, anche fatto a spicchi, e magari in minuzzoli, vi riesce sempre indigesto.
      Che il nostro giovinotto si fosse apposto al vero, sospettando di Rainerio, gli fu dimostrato uno di quei giorni dal vecchio Dodone. Il quale, imbattendosi in lui, mentre saliva il colle di Croceferrea, lo trasse bel bello con sč, per fargli vedere una sua recente piantata di viti.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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