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      Aveva parlato a Getruda con risolutezza paterna, lasciandole intendere ciò ch'egli desiderava, e che uomo volesse per genero. Così aveva preparato il terreno; e aspettava che Marbaudo facesse il rimanente, dicendo qualcheduna di quelle calde parole che piacciono alle fanciulle, e che i babbi non sanno nè possono dire, per conto dei giovani. Del resto, già gli pareva di aver fatto molto, aprendo l'animo suo a Marbaudo, andando incontro ad una confessione che costui non ardiva di fargli.
      Ma a questo si era dovuto risolvere, vedendo la necessità di affrettare le cose. Rainerio poteva sviargli la fanciulla, e Dodone non aveva speranza di rifarsene, egli aldione contro un castellano, che godeva la protezione del conte Anselmo. Se anche fosse stato libero, avrebbe Rainerio impalmata la figliuola di Dodone? No, di sicuro; ambizioso com'era, avrebbe mirato a ben altro. Il meglio che potesse toccare alla bianca Getruda sarebbe stato di sposare un servo del castellano, uno di que' ribaldi uomini d'armi, che egli teneva presso di sè, per difesa della sua persona e per mostra della sua autorità.
      Ciò, non poteva convenire a Dodone; donde la necessità di affrettarsi, di togliere ogni occasione ai disegni del castellano. Forse non era che un capriccio passeggero, e le nozze di Getruda con Marbaudo l'avrebbero fatto svanire; o forse gli avrebbero dato un giro diverso, in cui il vecchio Dodone non aveva più da vedere.
      Far presto, adunque; era questo l'essenziale. Che se la sua ambiziosa figliuola.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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