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      - Non è egli forse vero, o buon Ansperto? Ma basti di ciò, che io non debbo metter bocca in queste cose, che voi soli sapete come siano avvenute. Io dovevo farti avvertito, perchè siamo amici, e il castello e la chiesa debbono vivere in pace, non darsi molestia a vicenda. Che se alla chiesa piacesse di far contro al castello, sappia ella che il suo posto, più elevato in cielo, è ancora troppo più umile in terra. A buon conto, la merlata del Castello di Cairo soverchia di più cubiti la guglia del campanile di Santa Maria. Spero perciò che tu non consiglierai la bianca Getruda a sposare il rustico Marbaudo. Il tuo consiglio, del resto, sarebbe vano, perchè il conte Anselmo non vorrà mai queste nozze.
      - Quel che sarà destinato da Dio avverrà; - disse Ansperto, girando largo al cantone.
      Ma l'altro aveva parlato abbastanza chiaro, e non reputò necessario di aggiunger parola. Salutò asciuttamente il canonico, e se ne andò via, pettoruto ed arcigno, dal chiostro di Santa Maria.
     
     
      CAPITOLO VII.
     
      Dove si vede quali effetti sortisse una predicasul giglio delle convalli.
     
      Il povero canonico, rimasto solo, pensò:
      - Vedete che vecchio pazzo, quel mio Dodone! Ha paura del lupo, e va a confessarsi da lui, appena escito da me. Ma sarei pazzo, ad aprirgli l'animo mio un'altra volta. Dirò quel che devo alla sua figliuola; al resto ci pensino loro. -
      Con questo ragionamento, che metteva in pace la sua coscienza con le necessità della vita, il canonico Ansperto si dispose ad attendere la visita della bianca Getruda.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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