Pagina (100/213)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - E così, - gli disse, traendolo in disparte sotto la pergola, che incominciava a rivestirsi di pampini, - hai sentito il bando del nostro signore?
      - Sì; - rispose Marbaudo; - e ho subito detto tra me: tanto meglio!
      - Ah! - borbottò il vecchio. - Questo è un tiro del castellano.
      - Ebbene, che vuol dir ciò? Ti ripeto: tanto meglio! - disse Marbaudo. - Sicuro della tua benevolenza, padre, mio, lavorerò per quattro.
      - E in quanti giorni?
      - L'anno scorso ho falciato tutto quel maggese nel termine di otto giorni. Quest'anno lo falcerò in quattro.
      - Tu puoi prometter tanto?
      - Perchè no, se debbo guadagnar la mano di tua figlia? -
      Dodone stette alquanto sopra pensiero; poi disse:
      - Anch'io ho misurato il prato, quest'oggi, e ti ho veduto da lungi, che gli giravi attorno per la stessa cagione. È il lavoro di dieci giorni, per un uomo robusto e di buona volontà. Tu hai potuto compierlo in otto, perchè sei tu, e nessuno è più forte e più pronto di te. Facendo miracoli, puoi compierlo in sette; mettiamo anche in sei. Ma come potresti riprometterti di darlo falciato in quattro? Ciò è sopra le forze di un uomo.
      - Lo so; - rispose Marbaudo. - Lo so che sarebbe impossibile durare quattro giorni, lavorando a furia come il primo. Ma tu non pensi, o padre, che saremo parecchi in gara, con gli scabini che faranno il conto e giudicheranno in proporzione, misurando il lavoro di quattro giorni promessi sul lavoro compiuto in quel primo ed unico giorno.
      - Capisco; - disse Dodone. - Ma tu, ad ogni modo, in capo al primo giorno dovrai aver falciata la quarta parte del campo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





Marbaudo Marbaudo Marbaudo Dodone