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      E su questo proposito doveva aver preveduto il caso che vincesse Marbaudo. Egli adunque, il fosco personaggio, meditava un tranello. O tra gli uomini della sua masnada era il vincitore, ed egli assegnava a lui il premio; o si vedeva imminente, sicura la vittoria di Marbaudo, ed egli avrebbe trovato il modo di turbare la gara, di sospender la prova e di farla girare a suo benefizio.
      Il castellano in quei giorni appariva di buonissimo umore; era dunque sicuro del fatto suo, e questo dava noia ad Ansperto.
      Giunse la vigilia della prova solenne. Già le ombre della sera si erano distese sulla valle del Cairo, e il buon canonico se ne stava seduto nella sua cella, digerendo la cena; quando venne Bertrada, la sua risecchita e stagionata nipote, ad annunziargli la visita di un gran personaggio; niente di meno! la visita del castellano Rainerio.
      - Fallo entrare, disse Ansperto, levandosi in fretta dal suo seggiolone. - Che vorrà egli da me? -
      Rainerio entrò, con una cera più fosca dell'usato. Altro che buon umore! Pareva che avesse veduto il lupo mannaro, o la versiera.
      - Padre, - diss'egli, - son venuto da te per consiglio.
      - Da me? - esclamò il canonico. - E come può giovare a te il consiglio di un povero vecchio par mio, che vive nel mondo perchè c'è posto, ma così poco ne vede, e meno ancora ne intende?
      - È un consiglio del tuo ministero, o temo che sia tale; - rispose Rainerio. - Ma prima di tutto odi la mia confessione. Tu sai che sono ammaliato?
      - Ammaliato, figliuol mio? e in che modo? da chi?


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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