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      - No! - rispose il castellano, aggrottando le ciglia. - Questo non avrei consentito mai. Pensa che erano scritti per la prova i due uomini più forti della masnada, vissuti fino ai venticinque anni nel lavoro dei campi. Uno d'essi era boscaiuolo, e in quattro colpi di scure ti abbatteva un tronco di faggio.
      - Sia. Egli dunque mostrerà col fatto di poter falciare il maggese di San Donato in tre giorni. Di che temi tu allora? e perchè vieni da me per consiglio?
      - Perchè un altro si è presentato dianzi alla ròcca, dicendosi pronto a falciare egli solo tutto il maggese in un giorno, tra la levata e il tramonto del sole.
      - Ma chi è costui! - gridò Ansperto. - Di questi prodigi non può farne che il.... presso che nol dissi!
      - Vedi? Ci ho pensato ancor io. E per questo sono venuto da te.
      - Che ci posso far io?
      - Scongiurarlo, padre, discacciarlo da una prova che va fatta tra uomini.
      - Adagio! - disse il canonico. - È presto detto, uno scongiuro! Ma io, quel personaggio, non ho mai avuto il dispiacere di vederlo in faccia. Qualche volta mi è occorso di fare gli esorcismi agli ossessi; ma egli era in forma invisibile, e in forma invisibile se ne andava, ai primi spruzzi di acqua benedetta.
      - E in egual modo puoi dunque esser sicuro di rimandarlo, se, come io penso, è lui in persona, quel coso lungo, dalla faccia sinistra, che mi è capitato davanti.
      - No, non mi piace di vedere costui; - disse il canonico Ansperto, con un gesto di ripugnanza, - Egli sarà poi un matto, come quell'altro che è già scritto nel tuo libro.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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