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      Sì, una delle due doveva essere.
      Quanto alla terza, che si trattasse del diavolo in persona, era una scioccheria da lasciare ai bambini. Che forse il diavolo ha una forma visibile e tangibile? o non è piuttosto uno spirito che opera dentro di noi, come un fumo delle nostre passioni, che c'invade il cuore e ci sale al cervello, per indurci al peccato?
      - Animo dunque, - aveva detto il conte Anselmo. - Preparatevi alla vostra gara, o falciatori. Rainerio, mio castellano, e i nostri savi scabini, vi assegneranno i posti, per cominciare la prova. Buon dì, Rainerio; noi proseguiremo il nostro cammino. -
      Così dicendo, il conte Anselmo si disponeva a partire.
      - Non rimarrai tu, mio signore, - disse Rainerio, - a vedere questa prova?
      - No, in fede mia, la cosa mi tornerebbe a fastidio; - rispose Anselmo, chinandosi sull'arcione, e mettendo amorevolmente la mano sulla spalla del castellano. - In confidenza, vo' dirti ancora che mi basta di aver veduto questo gran prato, per intendere che nessuno potrà lavorar tanto da mostrarsi capace di falciarlo in un giorno, nè in due. Son certo che questa prova non la vincerà nessuno; e il Matto meriterebbe la sposa, solo per aver dichiarato di mettersi all'opera senza alcuna speranza di ottenerla. Ma facciamo le cose onestamente e liberamente; poichè qui tutto dipende da noi. Si potrà assegnare la fanciulla in moglie a quello dei falciatori che avrà dimostrato più alacrità nel lavoro. Quel Marbaudo, per esempio, è un bel pezzo di giovinotto, e mi pare che per forza di volontà come per robustezza di braccio si lascerà molto indietro i suoi competitori.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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