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      Anselmo trasse un profondo sospiro; quindi rispose:
      - Sapevo io forse che si trattasse di tanta bellezza? Il mio castellano si guardò bene dal dirmelo. Se lo avessi saputo, ben altro sarebbe riescito l'editto. Abbia la divina Getruda in moglie, avrei comandato, abbia la divina Getruda colui che sarà andato lassù, a spiccare la stella Diana dalla volta azzurra del firmamento. -
      La lode era smaccata; ma nella più parte dei casi sono le lodi smaccate quelle che giovano. Getruda nascose la faccia, arrossendo di piacere.
      - Ora, pur troppo, - soggiunse Anselmo - quel che è fatto è fatto. Quattro falciatori sono in gara per ottenerti, poichè il quinto non si è presentato a sostenere i suoi vanti. Vincerà sicuramente la prova Marbaudo, che tu forse conoscerai, poichè mi dicono che abiti nella casa degli Arimanni, non lungi di qua. -
      A quel nome Getruda torse il volto con piglio sdegnoso.
      - Perchè? - riprese il conte. - È, se io ben giudico, il più bello dei contendenti; è un forte lavoratore, che piacerà molto a tuo padre; finalmente, ti ama.
      - Ami pure a sua posta - disse Getruda. - Io non posso amar lui. Mi è odioso, con la sua persecuzione. L'ho già detto a mio padre; piuttosto che sposare quell'uomo, sposerei il diavolo. -
      Il conte Anselmo non seppe trattenersi dal ridere.
      - Ecco un personaggio - diss'egli - che si terrebbe superbo e lieto della tua preferenza. Ed è strano che lo citino tutti, senza averlo mai visto. Ma se poi fosse brutto, come.... chi dobbiamo dire?... come me, per esempio?


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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