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      E poi, senti; co' tuoi dubbi, non bisognerebbe più cedere ad un sentimento d'amore. Facciamo dunque assai meglio. Amiamo, quando amiamo, e sia l'amor nostro senza timore, come senza ritegno. Fuoco vivo ed intenso, che consuma tutto e sè stesso in breve ora, val più che eterno ma fiacco. Signora di Merana, o di qual altro castello ti piaccia diventare l'ospite adorata, il mio fuoco è intenso; speriamolo eterno; e non badiamo al futuro.
      - Son figlia d'aldioni; - disse Getruda; - e tu mi vuoi signora di castella. Come sarà possibile ciò?
      - La tua bellezza ti assicura ogni privilegio più grande; - rispose Anselmo. - Fredegonda, che tu hai ricordata poc'anzi, era assai meno di te, non pure per bellezza, ma ancora per condizione. Figlia di servi, divenne regina, e regnò molt'anni dopo il marito sul reame di Neustria. Ah, perchè non posso io offrirti un trono, Ingetruda? Tu ne saresti degna, per questa tua forma divina. Come hai potuto nascere così bella in questo umile luogo? Certamente, in quella stessa guisa che nasce un fiore meraviglioso nel prato, in mezzo a cento erbe selvatiche. Un felicissimo germe, portato dai venti e deposto colà da un provvido caso, ha operato il prodigio. -
      Getruda aveva chiusi gli occhi e rimaneva là, immobile, con la testa arrovesciata contro la spalliera di quercia.
      - Che pensi, Ingetruda? Non mi rispondi tu nulla?
      - Bel conte, mormorò ella, senza dischiudere gli occhi, - si sogna così bene, con te! Non mi destare, ti prego. -
      Anselmo si appressò ancora, chinò il volto sul volto di lei, e la baciò sulle labbra.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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