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      Siamo intesi? -
      Con quest'artifizio si confidava il castellano di soverchiare il povero Marbaudo. Quanto al Matto, non se ne dava molto pensiero; ma ad ogni modo, quel che valeva contro Marbaudo, poteva servire anche per quell'altro competitore.
      Fatte le sue ultime esortazioni ai due scherani, Rainerio andò verso la chiesuola di San Donato, a raggiungere gli scabini.
      Trovò laggiù che i due falciatori si erano messi alacremente a lavoro.
      Marbaudo, a occhi veggenti, faceva più svelto del Matto; in capo a mezz'ora si era già posto davanti dugento e più bracciate di fieno. E la sua falce andava, andava via recidendo a semicerchio, ch'era una maraviglia a vederlo.
      Maraviglia per gli scabini, s'intende; non per il castellano Rainerio, che n'aveva in quella vece gran noia.
      Per un diavolo che non si era presentato, ecco gliene capitava un altro che lavorava per due. E se in mezz'ora aveva già fatto il doppio di quello che in eguale spazio di tempo faceva il Matto, suo vicino di destra, ben poteva anche vincere in celerità i due scherani; uno dei quali, aiutando a tutta possa il compagno, doveva pure in qualche intervallo, e per non dar sospetto ai giudici, lavorare un pochino per sè.
      Un pensiero di quella fatta venne anche nella mente degli scabini; quantunque, non sapendo nulla degli artifizi di Rainerio, non partecipassero punto alle paure di lui.
      - Andiamo a vedere che cosa fanno quegli altri; disse uno di loro. - Assai probabilmente non fanno più strada del Matto. -
      Rainerio scrollò il capo, quasi in atto di assentire; ma nel fatto non si mosse.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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