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      Sai tu di qual paese egli sia! -
      Rainerio lo guardò, istupidito, e non rispose. Non aveva neanche intesa la domanda.
      - Come poi si confidi di vincere, mettendosi a lavoro due ore dopo i suoi competitori, io non riesco ad intendere; - soggiunse l'altro scabino. - Egli non vorrà mica giovarsi di arti magiche! In questo caso la gara non sarebbe fatta ad armi eguali, e il conte dovrebbe considerarla come non avvenuta.
      - Ah, lo credete anche voi altri, che sia un negromante? - esclamò il castellano.
      - Ecco.... io non so nulla di ciò.... - rispose lo scabino. - Dico che per vincere, a questa ora, non ci vuol altro che l'aiuto del demonio. Vedi là Marbaudo, com'è già innanzi nel suo lavoro! In due ore ha fornito il còmpito di una giornata.
      - Ah! - mormorò il castellano. - Se ha da vincere Marbaudo.... vinca pure quell'altro.
      - Tu non ami Marbaudo! - notò lo scabino.
      - Io? perchè dici tu questo? Io non ho preferenze, nè per lui, nè per gli altri.
      - E fai voti per ognun di loro, anzi che per lui, che infine è un buon giovinotto; - replicò lo scabino.
      - Voti! - disse Rainerio. - Non mi pare di averne fatti. Mi sarò espresso male. Ciò avviene qualche volta, quando si ha lo spirito oppresso da qualche grave pensiero. Vinca chi può; io non ci ho che vedere.
      - Sì, - replicò lo scabino, - vinca chi può. Ma se questo nuovo venuto vincesse per virtù di un sortilegio?
      - Un sortilegio! - gridò rabbrividendo Rainerio. - Come può esser ciò? Temete anche voi di qualche brutta cosa?
      - Eh, sì; anche noi. Quel giunger così tardi, e con tanta sicurezza del fatto suo.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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