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      - Tu non mi conosci, conte Anselmo; ma sono io Costantino, figlio a Romano II e fratello a Teofania, vedova di Ottone II e madre del tuo imperatore.
      - Come tu qui? - mormorò Anselmo, non sapendo attaccare altrimenti, il discorso. - Perchè non ti abbiamo mai veduto in Acqui, ospite nella casa di Aleramo?
      - Non era questa la mia strada; - rispose il nuovo arrivato; - ma ci sarei venuto benissimo, poichè la mia galera ha dovuto approdare a Savona, invece di toccare il porto di Genova, donde mi sarei posto in cammino per Pavia e Milano. Giunto a mala pena in queste valli, ho udite le nuove di questa pazza gara che si faceva, per ottenere la mano di Getruda, figlia a Dodone di Croceferrea. La gran fama di bellezza che accompagna il nome di questa Getruda, m'ha invogliato di entrare in gara ancor io. Perciò ho fatto sosta con la mia gente sul passo dell'Appennino; ed eccoti come e perchè non mi avete oggi ospite nella casa di Aleramo. Non me ne dorrò, e per due ragioni, che intenderai facilmente. In primo luogo, se io fossi ora nella tua corte in Acqui, non avrei avuto il piacere di vedere che tuo fratello Oddone, poichè tu eri qua, in cerca di selvaggina; e poi, non avrei guadagnata una sposa così meravigliosamente bella, come questa Getruda. -
      E si volgeva, così parlando, alla giovane, che stava là, sul limitare della casa, guardando quella nuova scena, tanto più meravigliosa della prima.
      Ricorderanno i lettori che poche ore innanzi era giunta lassù la gualdana del conte Anselmo; insolito spettacolo per la figliuola di Dodone.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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