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      Aldione, credeva di poter condurre in moglie una figlia d'aldioni, senza che castellani e conti ci mettessero ostacolo. Pure, la cosa è avvenuta, e non gli fu data altra ragione che la volontà dei potenti. Neanche il castellano Rainerio, che aveva ordita la trama, invaghito com'era dalla bella Ingetruda, intendeva stamane, vedendoti passare con la tua numerosa cavalcata, come tu potessi rapirgli il frutto dei suoi sottili artifizi. Ci sono dunque, come tu vedi, o conte Anselmo, ci sono degli altri che non intendono. Chètati, in tua mal'ora, e va a tener compagnia a quei due ignoranti. E poi, senti: sei tu un uomo ragionevole, ed ossequente ai desiderii della bellezza? La donna è signora; ciò ch'ella vuole tu dovresti volere, poichè si dice che il vogliano ad un modo Dio e il Diavolo; due personaggi, sia detto senza offenderti, superiori a te di gran lunga. Chetati dunque, e facciamo arbitra del nostro litigio questa bellissima tra le donne. Io metterò le mie ragioni da banda; io dimenticherò di aver vinta dianzi una gara, che aveva la sua mano per argomento e per premio. Dica ella stessa, libera di scegliere tra l'amante e lo sposo, quale preferisca dei due. Io, a buon conto, le dischiudo le braccia. -
      Getruda non esitò un solo istante, e cadde nelle braccia dello sposo, che tale lo rendeva per lei la recente vittoria. Legio se la strinse al petto e la baciò amorosamente sui capegli, tra le grida festose della sua gente.
      Il conte Anselmo fece per lanciarsi in mezzo a quei due, ma ne fu impedito da quella turba vestita di rosso, che destramente si era frapposta.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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