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      Luitprando lo prese per mano, e amorevolmente gli disse:
      - Vieni, buon vecchio! Andiamo a cercare Getruda. Ella è probabilmente nella sua camera. -
      Dodone si lasciò trascinare dentro la casa.
      - Ecce crucem Domini! - ripigliava frattanto il canonico, - Fugite partes adversae! -
      Gli altri lo seguirono salmodiando; e così a lenti passi, a croci trinciate nell'aria, a versetti alternati del salmo Deus in nomine tuo salvum me fac, girarono per tutte le stanze, giungendo finalmente in quella di Getruda, dove li attendeva un miserando spettacolo.
      Mezzo rovesciata sul pavimento, ma con la testa contro la sponda del suo letticciuolo, si vedeva la figliuola di Dodone, con la fronte spaccata, gli occhi aperti ad espressione di terrore, e i capegli, il volto, il seno imbrattati di sangue.
      - Dio di misericordia! - gridò Luitprando, inorridito.
      Marbaudo si era precipitato avanti, e raccolto quel corpo sanguinolento, lo aveva adagiato sul letticciuolo.
      Colà, amorosamente inchinato sulla faccia di Getruda, singhiozzava, chiamandola a nome. Ma Getruda non rispose alle grida di Marbaudo; Getruda era morta, e la sua testa, sollevata un istante sulle braccia del giovane, ricadde inerte sull'origliere.
      Dodone guardava attorno istupidito.
      - Che è ciò? - diceva egli. - Perchè siete entrati qua, nella camera di Getruda? Mia figlia dorme; mia figlia ha troppo vegliato. Lasciatela dormire. -
      E rideva, così dicendo; ma poi, tutto ad un tratto, diede, in uno scoppio di pianto.
      Alcuni pietosi cercarono di condurlo fuori.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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