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      Questi, patrizio romano, creato console della città, pensò di ristabilire l'antica autorità civile, contro la usurpazione dei papi. Gregorio V si allontanò prontamente da Roma, dove non gli pareva di esser sicuro; e Crescenzio gli oppose un tal Filògato (il nome è greco, ma si crede che costui nascesse di greci parenti a Pavia), facendolo nominare Papa dalla sua fazione, col nome di Giovanni XVI.
      Ottone aveva fatto ritorno in Germania, dove era in guerra con gli Slavi. Chiamato per soccorso da Gregorio, ridiscese nella primavera del 998 in Italia, e giunto a Roma nel marzo, stringeva d'assedio, in Castel Sant'Angelo, il console Crescenzio. Il castello era inespugnabile; non si sarebbe potuto avere che per fame. Ottone non aveva tempo di aspettare. Offerse patti onorevoli all'avversario, e Crescenzio li accettò; ma Ottone non li mantenne. Avuto il console in suo potere, lo fece decapitare senz'altro, abbandonando la moglie di lui, Stefania, alla brutalità dei soldati.
      Per questa cara gioia d'imperatore avrebbe dovuto venire, anche anticipata di due anni, la fine del mondo. Gli fu in quella vece posticipata d'altri due la sua fine particolare, a Paterno, dove l'animosa donna prese vendetta allegra, per il marito e per sè. Ma questo è un bel fatto, che esce dal quadro più modesto che abbiamo preso a dipingere. Ritorniamo dunque a Roma, nell'anno 998, nel mese di maggio, due mesi dopo la resa di Castel Sant'Angelo e la fine miseranda dell'infelice Crescenzio.
      La Curia Romana è più potente che mai sul popolo, e contro i baroni, che qualche volta si atteggiano a difensori del popolo.


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Il prato maledetto
Storia del X secolo
di Anton Giulio Barrili
Fratelli Treves Milano
1909 pagine 213

   





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