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      ... ma il cuore, il povero cuore, tronca siffatti voli, e, modesto, di passo, quieto, religioso, vorrebbe avviarsi, anzi con evidenza s'avvia al futuro: il suo mondo diviene una camerina, la sproporzione dei desideri dell'anima si riduce alla misura delle cose umane, l'infinito si cambia nella vita, divengono stanche ironie le grandi solitudini della Natura e i grandi consorzi degli uomini di fronte ad un santo dovere, ad una donna che popola un universo, irradiando le virtù della fede, della speranza, della carità.... - Ecco, - ora dico a te stesso: - faccio della poesia, sono un sognatore, nemmeno io vorrei credere a queste mie ciancie. Faccio della poesia? Ecco la prosa: - vorrei la mia Donna che mi amasse, rendendomi la fede gentile che ho perduto; vorrei un bambino che mi facesse pensare: - Che importa a me degli ambiziosi, dei ricchi, dei gaudenti, dei gloriosi? Eccoti nel bambino la tua ambizione, la tua ricchezza, il tuo gaudio, la tua gloria, il tuo scopo! Oh sì, compiangendo, ma non irridendo le mie poesie di un dì, diventerei un uomo che vive, che sa fare le addizioni e le moltipliche, che sa comperare, sa risparmiare, sa provvedere ai bisogni più prosaici, e vorrei avere uno scrittoio dinnanzi, non un'immensa solitudine, non uno spettacolo di varie civiltà, e da quello vedere il mio orizzonte, cioè i guadagni che potrei fare per la mia famigliuola.
     
     
     *

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      Mille volte dico: voglio su qualche foglietto di carta lasciare traccia dei miei patimenti, per farmi conoscere dai miei quando frugassero fra le mie carte.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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