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      Mio Dio, al mio corpo nervoso, cupido, febbrile ho negato gli amplessi della femmina nuda; ho impazzito pensando alle voluttà: ho combattuto battaglie ridicole pel mondo, ma supreme e gloriose per chi vuol avere nel pensiero suo il pensiero d'una vergine; mio Dio, il suo ricordo era per me il ricordo di una tua vergine: la sua lettera l'ho letta in un santuario, guardando la bionda testina di due de' tuoi angioli! Guardami! Dimmi tu che non sono ridicolo, amando ancora! Che non lo fui amando in passato! Tu hai detto: - Siate fratelli e sorelle - e non hai detto che gli stranieri, i poveri, gli sventurati non possano fra loro essere fratelli e sorelle. Dinnanzi a mio padre, a mia madre, ai miei amici non ho saputo dire: - Ella è straniera! Ella non ha dote! Ella mangia il pane altrui! - sarebbe stato un delitto di leso decoro questo mio detto. Io fui così fiacco da non parlare, da non combattere parenti e amici e mondo: io tacqui! e sperai in te e in lei!... Mio Dio! Quanti a quest'ora si apparecchiano a godere gli ultimi momenti dell'anno! Io sono ginocchioni, io prego, io voglio pregare, io piango, io sono solo! io non so sperare, nè domandarti per me alcuna cosa per l'anno nuovo!! No, no, che importa a me di quello che mi accadrà? Ma io voglio pregare, voglio sorridere, voglio piangere per lei! Mio Dio: - rendila felice, e fa che ella si ricordi di me e che io sappia qualcosa di lei!
      Rileggo i libri delle mie Confidenze. Oh! come sono belle e tranquille! Rileggo le pagine della malattia di Lina e le invocazioni ad Ermanna!


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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