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      Come mi spiacerebbe s'io divenissi ridicolo! - Chi mi insulterà? E rinuncierò io a quella soavissima e dolce pratica religiosa della eucarestia? ho sempre pensato a Te, Lidia.
      Perchè non lavoro? Perchè l'unica mia gioia è il desiderare la morte? Qui nel mio studio sono tormentato da tutti i miei ricordi, da tanti rimorsi, da troppa sfiducia.
      - Perchè ricordo quei mesi in cui studiavo il tedesco e l'inglese? Sono qui ancora i miei libri, Goethe e Byron, e mi fanno la più grande tristezza. - Disimparo le lingue per dimenticare le mie prime illusioni. O mio Gesù, lessi per primo libro in inglese e tedesco il tuo santo vangelo. Come era il mio amore?
     
      9 marzo. - È una splendida giornata. A questo sole, a questo cielo, a questa gran vita che si diffonde io grido: - Mio Dio, fammi morire! - Come è profondo il mio sconforto! Di notte veglio tormentosamente pensando al mio avvenire. L'ho aspettata con ansia la primavera, per lavorare quassù al tepido, all'aria dolce, ed oggi mi sento che il marzo e l'aprile vengono a spossarmi funestamente. Non ho più la speranza in Te che mi consoli: ho la tua memoria che mi tormenta. - Ho bevuto stanotte molto bromuro di potassio. E come sono turbato! Devo fuggire da questo mio studiolo. Quanta tristezza! - Dove vado? In biblioteca fra i libri vecchi. Fuggo! fuggo da questo abborrito studiolo! - E quando, vecchio, sempre più disilluso, o infelicissimo o colpevole o - peggio- sterile, quando le cercherò ancora le memorie della mia giovinezza?
     
      10 marzo. (Sera). - Suonano le avemarie.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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