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      Canti d'amore s'innalzano dalle culle, dai tetti virginali, dai talami: sorride il bambino alla mamma: erra smanioso col pensiero nei labirinti fatati dell'avvenire chi delira per un volto tra mille carissimo o per una larva azzurra figlia solo di cupida fantasia: freme al dolcissimo bacio la sposa e freme il compagno: tra i baci della febbre e la febbre dell'amore è concepito l'uomo nel ventre della madre. Nasciamo per l'amore e per l'amore viviamo! - Ama! - è il fiat divino della conservazione del mondo.
      Se il sole dell'amore non ci scalda il cuore negli anni della giovinezza, l'anima si agghiaccia nel dubbio e bestemmia delirando: - Chi sono io? e perchè sono? - Addio, addio, tranquille e sante illusioni di un dì! Nel dubbio voi, fanciulle, consultate e consultate lo specchio: noi, giovani, apriamo lo scrigno: nell'anima inaridita nascono i tossici della solitudine, le invidie: e le invidie per chi? O Dio! per l'amica che sciupò i fiori virginei, gittandoli nella carrozza di un milionario paralitico pei vizi; per l'amico che s'inchinò innanzi alla giumenta d'oro. Addio! È sepolta la giovinezza al suono di due campane: - Odio a noi stessi; odio al nostro destino: è sepolta desolatamente, e se ad essa si dovrebbe porre un'iscrizione, questa sarebbe - Semper pro me. La trista virilità viene innanzi con tutta la ipocrisia della posatezza. Addio!... Chi siete? Siete, o madonne, le arpie in cuffia, e la bibbia vostra è il libro dell'avere: siete, o messeri, i mestieranti e nel cuore avete la bottega la più sozza.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Dio