Pagina (217/355)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il vento investe il bosco, e l'ondeggiare delle cime dei pini mi sembra saluto mestissimo dell'autunno che muore.... Addio!
     
      Meditai, cercando la solitudine, e scrissi, appoggiandomi al muro di un cimitero. Guardando il cielo fra i neri boschi e sorridendo nell'azzurro alle larve della fantasia, io credetti d'avere pensato a qualcosa: contemplando le croci del tranquillissimo campo, m'accorsi che i miei pensieri furono deliri di mente malata. Tutto finisce!... A pochi passi da me, alla mia sinistra, vidi una nuova croce bianca, e su quella il nome: - Maria.
     
      Povera Maria! sola avevi un cespo di viole! Ed io non conoscevo la tua fossa scavata da meno di un anno! Tu avesti la coltre, la corona, la croce, l'ultime memorie sulla terra, tutte bianche, com'io potevo averle! Povera morta! natura, tristissima inventrice di martiri, t'aveva solo concesso l'amore della tua mamma, e tu, pallida, vedesti svanire ad una ad una le frementi illusioni della giovinezza, e tu, pallidissima, stringendoti al seggiolone della mamma, ti sentisti più vecchia di lei.... Ohimè! spezzato lo specchio, sciupati i fiori sul davanzale della finestra, dispettosamente sturbati i nidi delle rondini, letta e riletta la Filotea, tu aspettavi.... i capegli grigi! Il dolore potè più che la religione, sterilissima d'affetti nell'anima inaridita: e vennero i dì in cui ancora ti specchiasti, in cui volesti i fiori e le rondini, in cui leggesti l'amore nel gran libro del cielo: ohimè! era l'illusione del passato illuso, non le speranze dell'avvenire!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Maria Filotea Maria