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      La folla si versa nel salone del Vicentino; là la tombola, i lancieri e le ciarle. E l'amico milanese, che non ha osato guardare le teste femminili, là le vedrebbe innondate di luci e di sorrisi, contornate da capelli biondi, neri e castagni, tante volte adorne nobilmente di mazzolini di edelweiss, di ciclami, di margherite, di grappolini di sorbo! E la cura? la cura felice, per cui s'è mosso l'amico, affrontando sette ore di ferrovia, i pericoli di un tramway snodato come una biscia, le scosse di una vettura a capponaia? La cura non ha orario e non ha metodo e non ha noia. Bevete e bevete.
     
     
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      Uno sguardo all'elenco dei forastieri ed ho quasi finito. Abbiamo avuto qui tanto corone da far invidia al fondatore dell'archivio araldico del Vallardi: i nuovi venuti da Milano sono il marchese C., i conti T., la nobile B.; da Torino, la contessa B. di G. e il commendatore V.; da Bologna, la contessa A. Volete anche della politica alle acque? È arrivato quel nostro insigne concittadino, che è il senatore G., prefetto di Verona, l'onorevole O., l'onorevole R., e il nostro marchese V., se pure egli non desidera d'essere posto fra i filarmonici.
     
     
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      Proprio l'ultime righe e ho finito. A Vicenza ebbi il piacere di conoscere quel cesellatore famoso, queir ageminatore, quello sbalzatore, quell'incisore che è il Coltellazzo. Come a lui, così a voi non nascondo un mio schietto convincimento: il nostro Gaggino a Milano è più amoroso dell'antico, è più ingenuo, è più fino; ed oltre all'arte del fare, conosce gli accorgimenti sagacissimi dell'irrugginire e dello sdrucire.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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