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      E in alto il riso azzurro di un cielo profondissimo.
      Allo svolto di un muretto, dove finiscono gli scheggioni ammucchiati del viottolo e cominciano le fughe serpeggianti delle scorciatoie sui pratelli; ecco un suono di campana... O Sant'Anna benedetta!
      Nello stesso paesaggio di toni verdi e freschi ecco uno specchio lucente su un fondo translucido e sabbioso, di qua una parete di rupe a picco e bruciacchiata dagli uragani, di là un'altra massa fantastica di torracchiotti, di gobbe, e di arruffaglia, nel mezzo un anfratto nero, come la portaccia dell'ignoto, e su a cavalcioni dell'abisso, un ponticello bianco, due ciuffi di verde, e una chiesuola- la mia chiesuola col suo campanile a berrettaccio di mago e la sua voce tutta santa, tutta cara, tutt'ingenua, come la preghiera d'una mandriana.
      E su, e su, e su. Dal ponticello si spia giù quell'orrida spelonca dei primi e mostruosi misteri tellurici: le pareti levigate dalla rabbia delle alluvioni, gli spacchi angolosi dei terremoti, i morsi giganteschi delle bufere, le bave isputacchiate dall'acque e le rogne dei licheni, i rovai dalle foglie sanguigne e la cupa opacità delle caverne, e il torrente senza colore, senza pace, senza pietà, che si storce, si gonfia, si avalla, si morde, si flagella e rimugghia con una sola nota di tinta e di suono - lo spavento.
     
     
     *

      * *
     
      Sono solo.
      E quando la campanella ha cessato i suoi rintocchi, per raccogliersi pensierosa come negli echi della vallata, mi pare.... È o non è?... Mi pare e non mi pare di udire una cantilena che vien giù dal bosco, un suono basso di accordi e un suono argentino quasi di lamenti.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Sant'Anna