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      - Erano più felici i nostri vecchi? Siamo più felici noi? - Lo domando al soprastante.
      E questi mi risponde. - Colla seta si fanno aspate, faldelle, trafusole, matasse e matassine, per mettere in commercio.
      In uno stanzone vanno e vengono le fanciulle, in un altro squilla incessante un campanello applicato a quel congegno, per cui si passa la seta al provino per ben valutarne il tiglio; in un altro fra i libri mastri, le corbe, i robinetti, le lucerne da filanda, gli schioppi, i vagoni e le gabbie da caccia, canta tuttodì un merlo vivace, a piena gola.
      Dappertutto è vita: la prosa efficacissima e necessaria si è sovrapposta co' suoi strati moderni alle lapidi poetiche, illuminate dalle luci dell'Arte.
      Ma dove lascio te, povera chiesetta del convento? È una cosina graziosa, di stile puro, colla facciata a finissime modanature: la porta rettangolare, e le due eleganti finestre, dimezzate da un agile pilastrello a reggere gli arconcelli egregi, rispondono nel cortile Sansoviniano: due altre finestre, assai semplici fra la semiluce che accresce il rispetto alle cose antiche, di tratto gettano nell'anima una corrente di vivissimi pensieri, perché dai loro bruni telai lasciano vedere uno spicchio di cielo sereno, smagliantissimo, e l'allegro fogliame di un orto innondato di sole. Cosicchè peni a vedere lo sconnesso pavimento, su cui si prostrarono i frati, e sotto al quale, sopra i loro seggioloni disfatti, immagini gli antichi scheletri, confusi nelle tetre ironie della tomba: nè puoi godere il bell'affresco dell'altare, un po' secco, ma sentito; nè la ricchissima fascia che ricinge di ornati, di figurine, di fantasie, di colori, le somme pareti della chiesetta.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Arte Sansoviniano