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      Giunto che fu a breve distanza dal porto, le sue ruote rallentarono il moto, uscì in lungo soffio lo sprigionato vapore, calò l'áncora che gli stava sospesa in poppa, e si fermò. Allora come i cannotti degli Esquimali che tenutisi lontani dalla balena sinchè questa sbuffa e si dibatte trafitta dagli arpioni, appena il suo smisurato corpo galeggia esangue sul mare, l'accerchiano numerosi e vi si posano sicuri, così tutte le barchette si accostarono rapide al battello a vapore, cercando a gara d'avvicinarsi alle scale che gli scendono dai lati. L'una navicella l'altra spingeva, od affrettava col grido, si urtavano, si respingevano, era un clamore, un domandarsi, uno sporgere per tutto di involti, di valigie, di bauli, di casse. Il Capitano di quella nave ed il pilota, posti alle sommità delle scale, procuravano colle parole, coi gesti, di mantenere l'ordine d'intorno e far cessare lo schiamazzo onde non accadessero inconvenienti; ma era un parlare al vento, poichè i barcaiuoli ad altra cosa non miravano che ad avere l'un più l'altro a trasportare forestieri, com'essi chiamano i loro avventori.
      In tanta confusione non essendo possibile alla barca in cui trovavasi il Marchesino d'accostarsi sì d'appresso al gran battello da potervi salire, ordinò ai rematori s'aggirassero a quello d'intorno onde la Contessina ne potesse esaminare la mole esterna, la lunghezza, l'altezza, gli ornati, le ruote.
      Quelle aperture quadrate che vedete da un fianco e dall'altro, le disse il Marchesino, chiamansi boccaporti, e nelle navi da guerra corrisponde a ciascuno un pezzo d'artiglieria: in questa non sono che finestrelle che danno luce a due sale l'una più dell'altra eleganti


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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