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      Siccome il governare in quella età non dipendeva che dalla forza delle armi, non essendo dato al duca Francesco secondo Sforza, tornato signore di Milano, il mantenere quivi un presidio, come avevano praticato i suoi maggiori, i Terrazzani di Nesso e di varii altri contadi del lago s'erano ridotti a un'assoluta indipendenza, di cui si giovavano in que' giorni di guerra onde commettere impunemente ogni sorta di depredazioni, e far scorrerie e bottino a danno de' confinanti e delle parti che battagliavano.
      Tale sfrenata ribalderia degli abitanti di quella spiaggia, congiunta al pericolo di cadere nelle mani de' soldati del Castellano o de' suoi avversarii Svizzeri e Ducali, i quali trattavano con tutta la prepotenza militare chiunque s'avessero avuto in sospetto di spione, rendeva all'estremo periglioso e mal sicuro lo scorrere il lago e le rive al di là poche miglia di Como. Il maggiore spavento peṛ che assalisse il cuore del pacifico navigante che arrischiava avanzarsi in quelle acque, era la fama d'un uomo che s'era fatto un nome formidabile assalendo armato le barche, depredando e spogliando i viaggianti, facendo in somma pel lago il terribile mestiero del pirata. Come avviene d'ordinario, e più di frequente accadeva in quell'età d'ignoranza, in cui le menti si prestavano ad ogni falso terrore, s'erano attribuiti a costui fatti, scelleraggini e poteri affatto straordinarii e quasi soprannaturali, per cui il nome di Falco (coś egli s'appellava) era il terrore de' remiganti che s'affidavano al tragitto senza la scorta d'una nave armata, benchè talora gli armati stessi non aveano potuto opporgli resistenza.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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