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      Terminato il convito, Falco recossi dal Castellano, e da lui chiese ed ottenne concessione di ritornare per alcun giorno al proprio abituro, onde mettere a parte le sue genti di quella nuova destinazione e trascegliere alcuni de' suoi pel servigio della nave; preso indi congedo da Gabriele, salì il proprio navicello, e quella notte stessa fece vela con Trincone e Guazzo alla volta di Nesso.
      Gian Giacomo attendeva ne' giorni di cui parliamo, l'esito d'un avvenimento ch'essere dovea per lui della massima importanza. La fortuna e lo stato suo che tanta avevano sembianza di stabilità e grandezza agli occhi di tutti, punto non ne offrivano a' suoi proprii, poichè, uomo accortissimo e delle umane vicende sagace ed esperimentato conoscitore, sapeva quali leggieri cause fossero spesso bastevoli a rovesciare più grande dominio che il suo non fosse. Aveva egli per tre volte veduto i Francesi occupare il Ducato di Milano con potenti eserciti, e tre volte esserne scacciati: aveva mirati gli Svizzeri e gl'Imperiali entrare vittoriosi in Milano stessa, ed indi a poco venire astretti ad abbandonarla; di tre Duchi a lui contemporanei, due sapeva esserne morti in Francia, prigioniero l'uno, l'altro privato, e il terzo, ch'era allora regnante, starsi ciecamente soggetto alla volontà di Carlo V. Ben è vero che questa catena di successi e rovesci aveva porta a lui l'occasione di farsi forte e grande, ma gli presentava pure un troppo evidente quadro del destino che attendeva chiunque avesse colle sole armi a sostenere od ampliare il proprio dominio.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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