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      Presso la torre esisteva nel baluardo una casamatta, ossia andito interno, in cui si scendeva per ristretta ed oscura scala esattamente coperta, dalla quale pervenivasi alle stanze del Castellano che aveva fatta costruire quella secreta comunicazione colle mura a fine d'avere una uscita incognita dal proprio alloggiamento per recarsi imprevedutamente ad invigilare il Castello, e nei tempi d'assedio sorprendere all'improvviso le guardie del vallo per costringerle a continua gelosa custodia del posto affidato.
      Per far coperchio alla scala della casamatta s'era costrutta una picciola vôlta con una rotonda apertura chiusa da grossa tavola, su cui essendosi postata terra ed erba, pareva un naturale rialzo del suolo cagionato da una larga pietra ivi sepolta; e siccome tal rialzo trovavasi tra il muro della torre e le ferritoie del baluardo, porgeva un comodo sedile a chi inosservato avesse voluto contemplare il castello o il vastissimo prospetto d'intorno. La veduta che di là si presentava, era, per vero dire, incantevole, ed offriva un ampio svariato quadro di grandioso aspetto e di energiche tinte tutte d'un particolare e pronunciato carattere, in somma armonia coi sentimenti vigorosi e profondi, sebbene rozzi, degli uomini di quella età, a noi in certo modo rappresentati ancora dalle impressioni che ci lasciano il racconto degli avvenimenti e la vista degli edificii, e di presso che tutte le opere d'arte e d'ingegno di quell'epoca a noi pervenute.
      Lo sguardo da quella sommità scendendo d'una in altra delle turrite Rocche del Castello perveniva al piano del lago, le cui acque stendevansi alla vista per circa trenta miglia di lungo, ed ove quattro, ove sei in larghezza, riflettendo come vasto specchio la vôlta del cielo, e capovolti li paesetti della sponda e le montagne di cui si spianano al piede.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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