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      Erano Orsola e Rina che discese dall'abituro ad accompagnare Falco al battello, condotto colà dai compagni salitivi nella vicina Nesso, avevano a lui dato un angoscioso ripetuto addio, poichè sapevano dover esso rimanersi lontano assai più del consueto da che era divenuto Capitano di nave del Castellano, come egli stesso aveva loro narrato ne' giorni antecedenti appena si fu retrocesso da Musso.
      In que' primi momenti di nuovo abbandono, mille pensieri tra consolanti e tristi agitavano ad Orsola il cuore. Ora la di lei fantasia esaltata per l'onorevole grado di che le ritornò fregiato il marito, e la cui importanza ella non sapeva a se stessa ben definire, fecondando il futuro di prosperi avvenimenti, si riempiva delle dolci illusioni di potenza, di ricchezza, di vendette soddisfatte, di fortunato cangiamento di sorte: ora la possibile necessità di questo stesso cangiamento le incuteva una anticipata desolazione. Dolorosi pensieri le passavano eziandio come lampi nella mente d'una sproporzione di stato tra lei e il marito: Falco non era più il libero guerreggiante battelliero che dopo avere spinta la sua temuta nave su tutte le acque e presso ogni lido del lago, tornava colla preda alla patria rupe, unica meta de' suoi pensieri e de' suoi fatti: esso ora s'aveva novelli rapporti di specie della prima affatto diversi, il suo cammino rimaneva prefisso, le sue azioni da un altrui comando dipendevano, quindi alla sede del potere che il dominava tenere doveva rivolta la mente sua, e più nessuna attrattiva s'avrebbero per lui, da sì importanti interessi divagato, la sua capanna e la sua montagna.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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