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      Orsola a tali idee sentì piombarsi in cuore un sentimento di solitudine, che la prima fiata da che albergava colà le fece rassembrare il suo casolare troppo isolato e discosto dalle abitazioni degli altri terrazzani. Così trambasciata disse sempre salendo alla figlia: "Vorrei, o Rina, che la nostra capanna si trovasse più vicina alle case di Nesso, poichè anche tuo padre ha sospetto che il rimanerci qui tanto solinghe possa esserci cagione di qualche sventura. Egli adesso si starà molti e molti giorni in quel Castello di là su, e noi ci rimarremo qui come perdute su questi scogli. Lo hanno fatto Capitano di nave: ma forse che la sua vita sarà per tal modo più sicura? O non sarà desso così esposto ai colpi d'un maggior numero di nemici? Ei disse che verrà giorno in cui, scacciati dal lago tutti i Ducali, scenderemo ad abitare un popoloso contado ove vivremo come castellane, nè esso scorrerà armato pel lago fra rischii estremi... ma intanto... egli è lontano... e noi qui sole..."
      La voce d'Orsola s'affievolì a queste parole quasi non osasse proseguire per tema di fare un'involontaria accusa al marito dell'averle abbandonate. Rina nulla a lei rispose, se non che essendo allora giunta sul piccolo piano ove s'alzava il loro abituro, soffermossi d'un tratto perchè al di là del fosco dirupo vide sulle acque la barca del padre e de' suoi compagni, e vivamente l'affisò mostrando di seguirla col desiderio nel suo veloce corso; ma alzato lo sguardo per mirare verso il luogo ov'essa era avviata, abbassò tostamente le pupille e rimase in un atto di tenera mestizia.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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