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      Col capo lievemente inclinato, colle nerissime chiome che non ancora addirizzate ombreggiavanle le guancie, fatte all'improvviso del candido colore dell'alba già sorta, e le ricadevano morbidamente sul collo e sul seno, le cui perfette forme non erano punto alterate dal corsetto e dal lino che il ricoprivano, coll'uno de' bracci steso lungo la persona e l'altro raccolto al petto, essa rassembrava a quelle angeliche sembianze che sogliono talora apparire ne' sogni di un'anima che langue di pietà o d'amore. Ma questo pensieroso atteggiarsi di Rina fu per dolore che l'assalì del lungo distacco del padre? fu per consentimento all'agitata fantasia della madre? Ah no: esso palesava una commozione del cuore più potente e secreta. Quante volte da breve volgere di giorni mentre seduta sotto il vecchio castagno attendeva a femminile lavoro, le rose del suo viso avevano subitaneamente impallidito, l'ago s'era arrestato infitto a mezzo nella tela e i suoi neri occhi parlanti erano rimasti fisi a lungo e immotamente al suolo! Allora il suo spirito errava per le piagge del lago che gli alti monti chiudevano al suo sguardo, allora l'immaginativa le creava un castello ampio, sontuoso, fra tutti i di cui potenti abitatori però uno solo ella scorgevane, d'uno solo le pareva distinguere i passi e le parole. Le forme del giovinetto straniero le stavano incessantemente dinanzi, poichè nulla che fosse bello e soave al cuore poteva avere per lei altre sembianze che quelle di Gabriele, le quali avevanle infuso un sentimento d'inesplicabile voluttà tanto per lei più puro ed arcano, in quanto che sparita rapidamente la realtà dell'oggetto che ne era la causa, nella impressione che in lei durava s'era frammista una melanconia che le traeva l'anima soventi in quel vago misterioso della speranza, ove gli affetti della terra sembrano tramutarsi nelle perenni gioie del cielo.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





Rina Gabriele