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      Sì è vero, rispose il Tornasco, mi ricordo quand'egli te lo disse, ed io e il Sordo montammo rapidamente per le scale di corda a porre le mani addosso a quel bastardo d'un biscione d'argento(16) che sventolava là in alto con in bocca un uomo, come se indicasse di voler fare un boccone anche di noi
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      Orsola udiva ammirata tali e più estesi parlari intorno alla zuffa, prendendovi però in cuor suo pochissimo interessamento, poichè alla fin fine pensava dessa gliene era uscito salvo il marito, e tanto a lei bastava; ma così non avveniva di Rina, a cui que' racconti facevano ora agghiacciare, or ardere il sangue, poichè le parole, l'espressivo gestire del padre e la propria fervente fantasia le mettevano innanzi quadri veri e vivi che le agitavano ogni fibra del cuore. Poco innanzi il finire del loro navigare diede diverso e più dolce e pacato corso allo immaginare della bella montanina l'apparire che le fecero alla vista le torri ed i baluardi del Castello, che s'alzavano a scaglioni sull'erta montagna, e lo sventolare su di esso dei vessilli medicei, il cui purpureo colore e le palle d'oro spiccavano gradevolmente ai fulgidi raggi del sole mattinale. S'era Rina assai volte raffigurata nella propria mente la forma di quel Castello, ma s'accorse al vederlo quanto la fantasia l'avesse condotta lungi dal vero, poichè nulla s'aveva presupposto che ne eguagliasse la vastità, l'imponenza e l'altezza, nulla pure dell'ampia e popolosa borgata che gli stava vicina, onde piena di meraviglia e di segreto contento mirava con occhio attonito quelli eretti edificii che facevano dal lago sì superba mostra.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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