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      Un mese all'incirca dopo il matrimonio del Conte d'Altemps arrivò a Musso un ricco Milanese, feudatario ducale, certo Galeazzo Messaglia, uomo giovialone in apparenza e dato al motteggiare, ma fino ed accorto conducitore di politici negozii: mostrò essere colà venuto per sue private faccende, ed a guarentigia di sua persona offrì commendatizie di Gio. Angelo Medici, fratello di Gian Giacomo, monaco in un convento di Milano.
      Il Castellano, già svegliatissimo per natura e allora sempre in sospetto di nemiche macchinazioni, volle subito conoscere dappresso il messere Milanese che gli fu riferito essere arrivato a Musso, e tale per l'appunto era il desiderio del Messaglia, il quale non venne inviato colà per altro fine che per proporre trattative di pace al Medici; secretamente però, e quasi le esponesse in nome proprio in qualità d'intermediario tra il Castellano ed il Duca, senza che ne avessero sentore i Grigioni e senza che in caso di rifiuto il decoro ducale restasse compromesso. Dopo varii colloquii tenutisi da Gian Giacomo col Messaglia, in cui questi seppe destramente cattivarsi l'interesse di lui svelandosi per famigliare e confidente del Duca, venuto un giorno il buon destro, il Milanese gli fece un quadro assai animato dei mali gravissimi che quella guerra partoriva ad ambe le parti, e della carestia che cominciava a regnare d'intorno; parlò poscia della possibilità di porre un termine alle tante tribolazioni dei popoli di queste contrade, e disse che sapeva di certo che il Duca non sarebbe stato lontano dall'accordare la pace sotto certe condizioni: il richiese tosto Gian Giacomo s'ei conosceva quali potevano essere le condizioni assolute sotto le quali lo Sforza segnerebbe un trattato che dovesse mettere un fine alle ostilità. Messaglia rispose ch'egli non poteva asserirle fondatamente, perchè non era munito delle necessarie facoltà per ciò fare, ma che era convinto di non colpire lungi dal vero dicendo essere le seguenti: (erano quelle da lui previamente concertate alia Corte) I.° "Che al Castellano dovesse restare Musso e Lecco colle riviere del lago ed altri luoghi vicini di qualche importanza: II.° Che egli potesse comandare assolutamente senza eccezione di maggior magistrato, ed in somma che potesse nel suo stato tutto ciò che può un principe, solo ch'ei riconoscesse nel Duca il supremo e diretto dominio, sebbene il Duca non potesse sotto qualunque pretesto a lui comandare.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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