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      In fondo di quella valle trovansi le vaste e profonde grotte del monte del Tivano, che le popolari tradizioni fecero sempre albergo e convegno di enti spaventosi e malefici(21): quivi, secondo l'opinione di que' montanari, recavansi in tregenda dai luoghi più lontani maghe e stregoni, che uniti ai demonii che sbucavano dalla terra, dopo lunghe infernali tresche formavano gli incantesimi, e preparavano filtri e simboli fatali. Le due donne, allorchè concentrate in se stesse cominciarono poco a poco a riflettere che si trovavano in prossimità di quel tremendo luogo, provarono in tutta la forza il sentimento della paura, che è tanto più potente quanto più è indefinito e misterioso il soggetto che lo cagiona. Quell'oscurità, quel silenzio, il fantastico aspetto che prendevano ai loro occhi i neri tronchi delle piante che sorgevano presso il limitare dell'edifizio ove s'erano ricoverate, tutto insomma aumentava in esse l'angustia del cuore e la tema. S'abbracciarono strette l'una l'altra, e "Ohimè, incaute! esclamò Orsola con voce smarrita, perché mai siamo noi venute così presso alla montagna del Tivano? perché non abbiamo scelta un'altra strada meno pericolosa? chi sa cosa avverrà di noi in questo luogo!" Rina, a cui la tenerezza manteneva la mente in uno stato di continua esaltazione, e s'aveva quindi l'immaginazione ardente, e suscettiva di più profonde impressioni, senti a questi accenti della madre frizzarsi una punta al petto, onde serrandosi a lei più strettamente, e nascondendole il volto in seno: "Madre mia, proferì tremando, fuggiamo, retrocediamo, usciamo da questo bosco prima che si avveggano di noi! guai se si accorgano che stiamo qui sole, potrebbero prepararci le più gravi sventure!


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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