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      Lasciate che io chiami anzi avventuratissima la passata notte, rispose Gabriele, poichè per gli avvenimenti che sono accaduti ho finalmente certezza che voi non abiterete più lontana dal mio castello, ed oltre che resta così appagata la più ardente brama la quale da che vi conobbi ho costantemente nutrita, sento che si fa più probabile l'adempimento della viva speranza di farvi mia, d'avervi sempre al mio fianco, onorata, adorata come l'oggetto da cui dipende ogni bene della mia vita, la quale apprezzo unicamente per voi
      .
      Dunque potrei io entrare anche nel vostro castello, venire liberamente in cerca di voi, anzi abitarvi colà sempre insieme?
      Così esclamò Rina con trasporto, fermandosi a piè della discesa ove erano giunti, rimirando Gabriele con tutta la commozione d'un tenero abbandono; ma portando lo sguardo sul di lui splendido corsaletto d'acciaio: "Ditemi, aggiunse con mesta e più affabile voce, se il Cielo mi concedesse di divenire vostra, vi mettereste voi ancora d'attorno questo ferro, prendereste sempre le armi per andare e combattere, lasciandomi sola come ci lascia mio padre per tanti e tanti giorni? Ah no! io vorrei piuttosto avere la consolazione di vedervi un istante solo ogni giorno nella mia capanna, che dimorare nel vostro castello coll'angoscia di sapervi lontano ed a fronte dei soldati nemici".
      Se i santi il concederanno, avrà pur fine una volta questa guerra!
      le rispose il giovine Medici con melanconico accento, poichè pensò al rinvigorire che anzi faceva più accanita in que' giorni; ma l'angelico sguardo dell'amorosa fanciulla non patì che il suo spirito s'addolorasse, onde tosto riprese con voce d'affettuoso contento: "Sì, deporremo le armi, e liberi e sicuri non attenderemo che ai sollazzi, alle feste, ai tornei, a passar l'ore l'uno all'altro vicino, e a passeggiare insieme pei campi dei colli e sul lago".


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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