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      Tacco, che portava appeso alla cintola un mazzo di grosse chiavi, ne tentò bestemmiando tre o quattro alla toppa, sin che scontrata la corrispondente, dischiuse, traendo il chiavistello, spinse pesantemente l'imposta, che cigolando s'aprì di poco, e consegnata la sua fiaccola ad Orsola, questa palpitando vi penetrò. Appena ebbe dessa posto il piede là dentro, Tacco richiuse il battente e vi girò la chiave; la donna, oppresso il cuore dal terrore e dall'angoscia mista però alla speranza, discese lentamente una lunga scala, e giuntane in fondo, s'arrestò, temendo inoltrarsi prima di sapere chi vi fosse in quella sotterranea stanza.
      Falco, che stava colà seduto su un masso a piedi d'una grossa colonna, colpito da quel lume improvviso, alzò il capo e conobbe egli pel primo la moglie: levossi, e il rumore di sue catene fece di lui avvertita la donna, che, vedutolo, diè un grido, e posta a terra la fiaccola, s'abbandonò quasi svenuta nelle sue braccia. Avevano a Falco strappata d'addosso coll'armi la schiavina e la rete che gli formava berretto, onde non portava sulla persona che il lacerato giaco di maglia, aveva nudo il collo, sparsi i capelli, e pallide oltremodo le guancie pel sangue versato ed i tremendi suoi casi: una pesante e lunga catena lo serrava a mezzo il corpo e metteva capo in un grosso anello di quella colonna.
      Oh, moglie mia! disse egli con voce addolorata, come mai potesti tu penetrare in questo orrido luogo? Come hai avuto il coraggio d'affidarti ai Ducali?
      E tu me lo domandi? rispose Orsola con flebile ed affannato accento.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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