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      Questo è un argine rotto al torrente delle opinioni. Questa verità, che sembra un paradosso alle menti volgari più percosse da un piccol disordine presente, che dalle funeste, ma rimote conseguenze, che nascono da un falso principio radicato in una Nazione, mi sembra dimostrata. Le nostre cognizioni e tutte le nostre idee hanno una reciproca connessione; quanto più sono complicate, tanto più numerose sono le strade, che ad esse arrivano, e partono: Ciascun uomo ha il suo punto di vista, ciascun uomo in differenti tempi ne ha un diverso. Lo spirito della Legge sarebbe dunque il risultato di una buona, o cattiva logica di un Giudic, di una facile, o malsana digestione; dipenderebbe dalla violenza delle sue passioni, dalla debolezza di chi soffre, dalle relazioni del Giudice coll'offeso, e da tutte quelle minime forze, che cangiano le apparenze di ogni oggetto nell'animo fluttuante dell'uomo. Quindi vediamo la sorte di un Cittadino cambiarsi spesse volte nel passaggio, che fa a diversi Tribunali, e le vite de' miserabili essere la vittima dei falsi raziocinj, o dell'attuale fermento degli umori [pag. 12] d'un Giudice, che prende per legittima interpetrazione il vago risultato di tutta quella confusa serie di nozioni, che gli muove la mente. Quindi vediamo gli stessi delitti dallo stesso Tribunale puniti diversamente in diversi tempi per aver consultato non la costante e fissa voce della legge, ma l'errante instabilità delle interpetrazioni.
      Un disordine, che nasce dalla rigorosa osservanza della lettera di una Legge penale non è da mettersi in confronto coi disordini, che nascono dalla interpetrazione.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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