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      L'incertezza della propria sorte ha sacrificate [pag. 30] più vittime all'oscura tirannia, che non la pubblica e solenne crudeltà, che rivolta gli animi più che non gli avvilisce. Il vero Tiranno comincia sempre dal regnare sull'opinione, che previene il coraggio, il quale solo può risplendere o nella chiara luce della verità, o nel fuoco delle passioni, o nell'ignoranza del pericolo.
      Ma quali saranno le pene convenienti a questi delitti? La morte è ella una pena veramente utile, e necessaria, per la sicurezza, e pel buon ordine della Società? La tortura, e i tormenti sono eglino giusti, e ottengon eglino il fine, che si propongono le Leggi? Qual è la miglior maniera di prevenire i delitti? Le medesime pene sono elleno egualmente utili in tutt'i tempi? Qual influenza hanno esse su i costumi? Questi problemi meritano di essere sciolti con quella precisione geometrica, a cui la nebbia dei sofismi, la seduttrice eloquenza, ed il timido dubbio non posson resistere. Se io non avessi altro merito, che quello di aver presentato il primo all'Italia con qualche maggior evidenza, ciò che altre Nazioni hanno osato scrivere, e cominciano a praticare, io mi stimerei fortunato; ma se sostenendo i diritti degli uomini, e dell'invincibile verità contribuissi a strappare dagli spasimi, e dalle angosce della morte qualche vittima sfortunata della tirannia, o dell'ignoranza, ugualmente [pag. 31] fatale, le benedizioni, e le lagrime anche d'un solo innocente nei trasporti della gioja, mi consolerebbero dal disprezzo degli uomini.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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