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      La Tortura medesima cagiona una reale infamia a chi ne è la vittima. Dunque con questo metodo si toglierà l'infamia dando l'infamia.
      Il terzo motivo è la Tortura, che si dà ai supposti rei, quando nel loro esame cadono in contradizione, quasi, che il timore della pena, l'incertezza del giudizio, l'apparato e la maestà del Giudice, l'ignoranza, comune a quasi tutti gli scellerati, e agl'innocenti, non debbano probabilmente far cadere in contradizione e l'innocente, che teme, e il reo, che cerca di coprirsi; quasi, che le contradizioni, comuni agli uomini quando sono tranquilli non debbano moltiplicarsi nella turbazione dell'animo tutto assorbito nel pensiero di salvarsi dall'imminente pericolo.
      [pag. 39] Questo infame crociuolo della verità è un monumento ancora esistente dell'antica, e selvaggia Legislazione, quando erano chiamati Giudizi d'Iddio le prove del fuoco, e dell'acqua bollente, e l'incerta sorte dell'armi; quasi, che gli anelli dell'eterna catena, che è nel seno della prima cagione, dovessero ad ogni momento essere disordinati, e sconnessi per li frivoli stabilimenti umani. La sola differenza, che passa fralla Tortura, e le prove del fuoco, e dell'acqua bollente, è, che l'esito della prima sembra dipendere dalla volontà del reo, e delle seconde da un fatto puramente fisico ed estrinseco: ma questa differenza è solo apparente, e non reale. È così poco libero il dire la verità fra gli spasimi, e gli strazj, quanto lo era allora l'impedire senza frode gli effetti del fuoco, e dell'acqua bollente.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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