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      Quasi, che l'uomo, che accusa se stesso non accusi più facilmente gli altri. È egli giusto tormentar gli uomini per l'altrui delitto? Non si scopriranno i complici dall'esame dei Testimonj, dall'esame del reo, dalle prove, e dal corpo del delitto, in somma da tutti quei mezzi medesimi, che debbono servire per accertare il delitto nell'accusato? I complici per lo più fuggono immediatamente dopo la prigionia del compagno; l'incertezza della loro sorte li condanna da se sola all'esiglio, e libera la Nazione dal pericolo di nuove offese, mentre la pena del reo, che è nelle forze, ottiene l'unico suo fine, cioè di rimuover col terrore gli altri uomini da un simil delitto.
      Dei Giuramenti.
      Un'altra contradizione fralle Leggi, e i sentimenti naturali all'uomo nasce, dai Giuramenti, che si esigono dal reo, acciocchè sia uomo veridico, quando ha il massimo interesse di esser [pag. 44] falso; quasi, che l'uomo potesse giurar da dovero di contribuire alla propria distruzione, quasi che la religione non tacesse nella maggior parte degli uomini, quando parla l'interesse. L'esperienza di tutt'i secoli ha fatto vedere, che essi hanno più d'ogni altra cosa abusato di questo prezioso dono del Cielo. E per qual motivo gli scellerati la rispetteranno, se gli uomini stimati più saggi l'hanno sovente violata? Troppo deboli, perchè troppo remoti dai sensi, sono per il maggior numero i motivi, che la religione contrappone al tumulto del timore, ed all'amor della vita. Gli affari del Cielo si reggono con Leggi affatto dissimili da quelle, che reggono gli affari umani: E perchè comprometter gli uni cogli altri?


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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