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      Io chiamo ozio politico quello, che non contribuisce alla società nè col travaglio, nè colla ricchezza, che acquista senza giammai perdere, che venerato dal volgo con [pag. 52] stupida ammirazione, risguardato dal saggio con isdegnosa compassione per gli Esseri, che ne sono la vittima, che essendo privo di quello stimolo della vita attiva, che è la necessità di custodire, o di aumentare i comodi della vita, lascia alle passioni di opinione, che non sono le meno forti, tutta la loro energia. Non è ozioso politicamente chi gode dei frutti dei vizj, o delle virtù dei proprj antenati, e vende per attuali piaceri il pane, e l'esistenza della industriosa povertà, ch'esercita in pace la tacita guerra d'industria colla opulenza, in vece della incerta, e sanguinosa colla forza. E però non l'austera, e limitata virtù di alcuni censori, ma le leggi debbono definire qual sia l'ozio da punirsi.
      Bando e Confische
      Ma chi è bandito, ed escluso per sempre dalla Società, di cui era membro, dev'egli esser privato de' suoi beni? Questa quistione è suscettibile di differenti aspetti. Il perdere i beni è una pena maggiore di quella del Bando; vi debbono dunque essere alcuni casi, in cui proporzionatamente a' delitti vi sia la perdita di tutto, o di parte dei beni, ed alcuni no. La perdita del tutto sarà quando il Bando intimato dalla Legge sia tale, che annienti tutt'i rapporti, che sono tra la Società, e un Cittadino delinquente; allora muore il Cittadino, e resta l'uomo, e rispetto al corpo politico deve [pag.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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