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      Quando la repubblica è di uomini, la famiglia non è una subordinazione di comando, ma di contratto, e i figli, quando l'età li trae dalla dipendenza di natura, che è quella della debolezza, e del bisogno di educazione, e di difesa, diventano liberi membri della Città, e si assoggettano al capo di famiglia, per parteciparne i vantaggi, come gli uomini liberi nella grande Società. Nel primo caso i figli, cioè la più gran parte, e la più utile della Nazione, sono alla discrezione dei Padri: Nel secondo, non sussiste altro legame comandato, che quel sacro ed inviolabile di somministrarci reciprocamente i necessarj soccorsi, e quello della gratitudine per i benefici ricevuti, il quale non è tanto distrutto dalla malizia del cuore umano, quanto da una mal intesa soggezione voluta dalle Leggi.
      [pag. 56] Tali contradizioni fralle Leggi di famiglia, e le fondamentali della Repubblica, sono una feconda sorgente di altre contradizioni fralla morale domestica, e la pubblica, e però fanno nascere un perpetuo conflitto nell'animo di ciascun uomo. La prima inspira soggezione, e timore, la seconda coraggio, e libertà; quella insegna a ristringere la beneficenza ad un piccol numero di persone senza spontanea scelta, questa a stenderla ad ogni classe di uomini; quella comanda un continuo sacrificio di se stesso a un idolo vano, che si chiama bene di famiglia, che spesse volte non è il bene d'alcuno, che la compone; questa insegna di servire ai proprj vantaggi senza offendere le Leggi, o eccita ad immolarsi alla patria col premio del fanatismo, che previene l'azione.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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