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      Il dispotico getta il timore, e l'abbattimento nell'animo de' suoi schiavi; ma ripercosso ritorna con maggior forza a tormentare il di lui animo. Quanto il timore è più solitario, e domestico, tanto è meno pericoloso a chi ne fa lo stromento della sua felicità; ma quanto è più pubblico, ed agita una moltitudine più grande di uomini, tanto è più facile, che vi sia o l'imprudente, o il disperato, o l'audace accorto, che faccia servire gli uomini al suo [pag. 95] fine, destando in essi sentimenti più grati, e tanto più seducenti, quanto il rischio dell'intrapresa cade sopra un maggior numero, ed il valore, che gl'infelici danno alla propria esistenza, si sminuisce a proporzione della miseria, che soffrono. Questa è la cagione, per cui le offese ne fanno nascere delle nuove; che l'odio è un sentimento tanto più durevole dell'amore, quanto il primo prende la sua forza dalla continuazione degli atti, che indebolisce il secondo.
      Come si prevengano i delitti
      È meglio prevenire i delitti, che punirli. Questo è il fine principale d'ogni buona legislazione, che è l'arte di condurre gli uomini al massimo di felicità, o al minimo d'infelicità possibile, per parlare secondo tutt'i calcoli dei beni, e dei mali della vita. Ma i mezzi impiegati fin ora sono per lo più falsi, ed opposti al fine proposto. Non è possibile il ridurre la turbolenta attività degli uomini ad un ordine geometrico senza irregolarità, e confusione. Come le costanti e semplicissime Leggi della Natura non impediscono, che i Pianeti non si turbino nei loro movimenti, così nelle infinite, ed oppostissime attrazioni del piacere, e del dolore, non possono impedirsene dalle Leggi umane i turbamenti, ed il disordine.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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