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      Il partito repubblicano d'altronde, rappresentato al potere da Guerrieri e dal segretario Correnti con qualche altro, vedeva non senza rancore gli innumerevoli errori del monarchico; anzi vi prestava aiuto, sperando di perderlo, ma dimenticando, ch'era suo dovere d'impedire che il paese venisse trascinato, così, a certa ruina.
     
      II.
     
      D'un tal sistema di neutralità non tardarono a farsi sentire gli effetti in tutti i rami dell'amministrazione. Parliamo primieramente della polizia, del cui direttore già ho fatto menzione. Il dottor Fava era propriamente capo d'un triunvirato, nel quale risiedeva tutto il potere politico dello Stato. Il terzo membro di un tal triumvirato era il Lissoni, uomo che godeva di una buona fama ben meritata. Era secondo l'avvocato Sopransi, affezionato di cuore alla casa d'Austria, intimo di tutti gli impiegati del governo austriaco e della polizia Lombarda, legato in amicizia coi membri della troppo nota commissione del 1821, per colmo poi di ogni misura cognato del generale Welden: questi erano i suoi meriti presso un governo nato dalla rivoluzione milanese. Mentre ventisette dei nostri infelici volontari morivano fucilati nella fossa che circonda il castello di Trento, per ordine, e sotto gli occhi del general Welden, Sopransi, uno dei direttori della polizia milanese, si diceva chiamato a proteggere e difendere la patria contro ogni qualunque complotto o congiura, che tramar si tentasse a favore dell'Austria. Bisogna pur dirlo, il risultato quale si fosse di una tanta confidenza, che accordar si volle ad un cognato del generale Welden.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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